Pubblicato martedì, 22 marzo 2011 19:22 -  3679 -
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Rifondazione e Partecipazione contro l'intervento bellico in Libia |
"Ipocrisia alla base dell'intervento militare"
L'attacco alla Libia nella quale è pienamente coinvolto anche il nostro Paese, nuovamente in violazione dell'art. 11 della Costituzione, rischia di essere l'avvio, se non sarà fermato, di una nuova guerra coloniale ed imperiale.
Osserviamo che nella risoluzione ONU si lodano i governi arabi che partecipano a questo “nobile sforzo”: come la monarchia assoluta del Bahrain, che ha chiamato le truppe saudite per reprimere nel sangue la lotta del suo popolo per i più elementari diritti umani, e il regime yemenita che sta facendo strage dei civili che manifestano per la democrazia.
L'oppressivo regime libico è stato fino all'ultimo in rapporti proficui con le stesse potenze occidentali che ora bombardano il suo territorio con i micidiali sistemi di distruzione di massa di cui dispongono (altro che semplice 'no fly zone'), che fatalmente mieteranno migliaia di vittime tra la popolazione civile; il suo leader è stato ricevuto con tutti gli onori nel nostro Paese e dal nostro Governo, quando si trattava di fare accordi commerciali e industriali (dalla finanza alla vendita di armi) e di ottenere che costruisse veri e propri lager nel deserto per recludere i migranti.
Ora, con le importanti riserve energetiche in gioco, torna al primo posto la 'causa umanitaria', con Francesi, Britannici e Statunitensi nuovamente in testa!
Sarebbe stato necessario, nei mesi scorsi, che le Nazioni Unite si fossero attivate concretamente, come è nelle loro prerogative, per delle iniziative a protezione delle città insorte e delle forze democratiche resistenti, per aprire corridoi umanitari e garantire una fascia territoriale di sicurezza, con l'intervento diplomatico di personalità credibili che, come l'ex presidente del Brasile Lula, si erano dichiarate disponibili a trattare.
Purtroppo ci si è ben guardati dal farlo, così come si è ben guardata dall'assumere una credibile iniziativa in tal senso l'Italia, che ora si infila nella supercoalizione militare per non esser da meno o rischiare di essere esclusa dalla 'partita'.
Sottolineiamo, ancora una volta, l'ipocrisia che c’è alla base dell’intervento militare: si dice che occorre fermare Gheddafi poiché usa metodi brutali – ed è vero – per piegare chi si ribella al suo regime.
Ma come mai non si interviene in egual misura e men che meno diplomaticamente, per esempio, contro altri governi sanguinari e dittatoriali che seminano morte e fame nel mondo? Come mai non si interviene contro il governo di Israele che da 50 anni non rispetta le risoluzioni dell'Onu e ha segregato un intero popolo – quello palestinese – in una prigione a cielo aperto? Evidentemente le motivazioni delle guerre sono ben altre e vanno rintracciate, principalmente, in ragioni economiche e di controllo delle risorse energetiche.
Ben sappiamo, per averla vista tante volte, che questa è una spirale di violenza e che occorre operare per aggregare forze attorno ad iniziative contro la guerra e per costruire la pace.
Esprimiamo un NO deciso alla logica feroce della guerra, ritenendo che gli sforzi diplomatici, qui e altrove, sono le uniche vie da perseguire.
da Gruppo Consiliare Rifondazione Comunista
Gruppo Consiliare Partecipazione |
Ultimo aggiornamento ( martedì, 22 marzo 2011 19:23 )
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