Dopo via Tevere è stata la volta di via Bari. Le motoseghe hanno lavorato ininterrottamente per due giorni per abbattere sedici pini e trasformare una bella strada ombrosa del quartiere Portone in una striscia di terra assolata. Le giustificazioni sono sempre le stesse: le radici che rovinano i marciapiedi e il piano stradale; ragioni comprensibili, ma non tali da giustificare un intervento così brutale; una logica del genere, se seguita fino in fondo, porterebbe alla distruzione radicale dell’immagine del quartiere.
Esistono anche altre alternative, più o meno tecniche, che l’Ufficio Strade del comune potrebbe perseguire con un po’ più di immaginazione e di buona volontà, se fosse più attento all’esigenza di tutelare il verde pubblico e meno ossessionato dalle misure dei marciapiedi. Ma la filosofia oramai dominante all’Assessorato ai Lavori Pubblici è quella per cui “meno alberi ci sono e meglio è”; e a tale proposito risulta sorprendente l’atteggiamento accondiscendente dei Verdi. Le conifere, oltre a rappresentare l’elemento principale del paesaggio urbano di questo quartiere, costituiscono anche un manto verde di grande valenza estetica e ambientale; depurano l’aria, proteggono dall’inquinamento e rendono ombroso e fresco l’ambiente durante le sempre più calde stagioni estive. Chi non ha mai sperimentato la gradevole sensazione di frescura e silenzio che si prova attraversando questo quartiere durante l’estate provenendo dal centro storico o dal lungomare? Non è detto che le conifere siano un tabù assoluto, ma ci sono molte soluzioni alternative prima di raderle a zero: diradarle, conservare gli esemplari più significativi, eliminare e sostituire gli esemplari malati o pericolanti o troppo ravvicinati, progettare marciapiedi e fondi stradali compatibili e in ogni caso integrarle e sostituirle gradualmente laddove indispensabile con specie adeguate. Soprattutto non si può continuare per interventi frammentari e difformi, un pezzo qui, un pezzo là senza un piano generale delle strade e del verde. Le strade si possono anche riprogettare, perché le mutate esigenze del traffico lo richiedono, purché lo si faccia nell’ambito di in una visione complessiva del problema, che tenga conto anche della qualità del verde pubblico e del paesaggio urbano consolidato. Invece si continua a proporre solo interventi parziali e difformi gli uni dagli altri, preceduti dalle incursione rapide delle motoseghe, che aprono vuoti e impoveriscono in qualità e quantità la vegetazione; non si sa a chi toccherà la prossima volta e quali specie verranno a sostituire quelle abbattute; anzi forse si sa, perché ormai la tendenza è di impiantare alberelli ornamentali, quali peri e meli selvatici, che non hanno la portanza adatta ad arredare i viali e le strade cittadine. Il verde dovrebbe essere competenza esclusiva dell’Ufficio Ambiente, che invece non è coinvolto o è coinvolto solo marginalmente nella progettazione delle strade e dei parcheggi, lasciando tutto alla discrezione dell’Ufficio Strade. Ma la logica di questo ufficio non è certo quella della priorità dell’ambiente, ma piuttosto quella dell’ampiezza di strade e parcheggi, alla quale viene sacrificata la qualità delle alberature, come è accaduto in tempi non lontani nelle aree commerciali (ma non solo) e recentemente nel parcheggio del Poliambulatorio, senza considerare che nelle strade meno ampie di marciapiedi ne potrebbero bastare uno per lato, come di alberature, e che gli alberi, se della giusta dimensione, possono essere disposti anche a distanze superiori a dieci metri o alternati sui due lati. Quello che si chiede è un’inversione totale di questo modo di procedere con la progettazione di un piano generale delle strade e del verde urbano e l’affidamento al Servizio Giardini e all’Assessorato competente delle scelte relative all’arredo del verde, in stretto coordinamento, ovviamente, con i Lavori Pubblici.
per Gruppo Società e Ambiente il Comitato Direttivo
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a proposito di pini, strade ed edifici Scritto da Visitatore anonimo il 2014-05-22 17:37:57 Commento brevemente l'articolo perchè per lavoro mi occupo spesso di valutare, quasi settimanalmente le lesioni di fabbricati appoggiati con fondazioni dirette (plinti, travi rovescie, ecc.) su terreni prevalentemente argillosi, cioè sopra terreni soggetti a variazioni volumetriche in conseguenza della essiccazione (ritiro) o imbibizione (rigonfiamento) stagionale. Ora, come semplice cittadino che passeggia per le strade di Senigallia condivido il dispiacere di vedere abbattuti alberi che fanno ombra e rendono gradevole l'ambiente urbano ma...sono anche un tecnico. Posso dirvi che, tra gli alberi d'alto fusto, i pini sono quelli che creano maggiori danni in assoluto, alle strade e marciapiedi (non esistono marciapiedi compatibili se non costosissimi) e alle case con le loro radici, alle case asciugandone il terreno di fondazione e provocandone, a volte come concausa a volte come causa principale, lesioni notevolissime con danno che potete bene immaginare. I pini hanno radici che non si spingono oltre 2,5 m di profondità e che però si estendono anche per decine di metri di distanza da loro fusto, spesso vanno ad intasare pozzetti di scarico, fognature ed altro. Quale è la soluzione allora? A mio parere sostituirli con altre essenze e punto. Il vantaggio del pino è la sua rapida crescita e se ne trovano così tanti in giro perchè in periodi passati venivano regalati dalla Forestale. Sono piante pioniere, stanno bene a mio parere in zone dove altre piante faticherebbero ad attecchire, nelle zone costiere sabbiose, dunari, ecc. ma sempre lontani da case e strade a meno di non sapere di poterne pagare il prezzo. Mi spiace spoetizzare l'articolo che tanto si sforza di trovare giuste motivazioni di compromesso per la conservazione dei pini ma...vi ho solo raccontato la realtà, a partire dalla quale si possono fare scelte adeguate, anche lasciando i pini dove sono ma consapevoli del prezzo eventuale da pagare. Saluti. Marco Brunelli. | |