Pubblicato martedì, 25 agosto 2009 18:25 - Letture Articolo 3816 - Condividi 
Senigallia, lettera aperta di un occupante di via delle Caserme
La storia e le ragioni di Giuli Andres Felipe, le promesse non mantenute, l'occupazione, la denuncia, il rispetto della legge

Le case occupate in via delle CasermeMi chiamo Giuli Andres Felipe, sono un senigalliese che ha dovuto usare l’illegalità per ottenere i propri diritti di essere umano e cittadino italiano. Con questa lettera, voglio illustrare la mia situazione come quella di tanti altri miei pari, alla cittadinanza.

E’ iniziato tutto il 17 Settembre 2008 quando trovai da affittare un appartamento sito a Senigallia in via Respighi. I proprietari dello stabile mi fecero firmare un contratto in bianco assicurandomi che poi avrebbero compilato le dovute parti e denunciato la mia locazione al commissariato, come prevede la legge. Il 15 di Settembre richiesi a loro la copia che mi spettava, ma purtroppo scoprii a mio discapito che non era stata fatta nessuna registrazione del contratto e che nessuna delle procedure standard era stata eseguita.

A seguire mi informai dai vicini di casa e seppi che gli inquilini precedenti erano stati allontanati dall’abitazione dalla polizia con l’accusa di occupanti abusivi! La cosa mi fece insospettire alquanto e chiesi aiuto al Mezza Canaja. Come prima mossa decidemmo di non pagare l’affitto del mese corrente in modo da non passare da complice di chi mi affittava in nero un garage, spacciandolo per casa. Subito dopo, convocammo la stampa locale ed alcuni bloggers per informare la cittadinanza della situazione di frodo in cui vivevo.

Nei giorni a seguire, insieme ad alcuni attivisti del Mezza Canaja fui ricevuto dal Dirigente Comunale Maurizio Mandolini, che provocatoriamente mi accusò di negligenza e di essere in “combutta” con i proprietari. A quel punto, per vanificare le sue accuse e dimostrarne l’inconsistenza, denunciai i proprietari dell’abitazione alla Guardia di Finanza, all’U.S.L, alla Polizia Municipale e al Catasto. A quel punto cominciarono le vessazioni da parte dei proprietari della locazione attraverso lo stacco della luce, della corrente e dispetti di vario genere.

Sempre grazie al Mezza Canaja ottenni un primo colloquio con l’Assessore Volpini, ma a parte un grande giro di parole in stile burocratico, non riuscii a ottenere altro che una pacca sulle spalle. Il comune di Senigallia, dopo che ne ebbi fatta richiesta, mi versò per alcuni mesi un contributo alimenti di 200 euri al mese, dal momento che il 15 dicembre la ditta per cui lavoravo come idraulico mi licenziò a causa della crisi.

Il vicesindaco Simone Ceresoni prese a cuore la mia situazione e mi promise che avrebbe risolto la situazione e che mi avrebbe fatto dare un appartamento dal Comune. Purtroppo anche le sue si rivelarono solo parole, poiché al seguente colloquio con Ceresoni e Volpini la loro unica proposta fu di alloggiare per un breve periodo o alla Caritas o al Centro di prima accoglienza (nonostante sia formalmente chiuso). La mia risposta a queste proposte fu un no secco, poiché non era la situazione che mi era stata promessa, tanto meno era una situazione dignitosa.

Nei primi giorni di Aprile fui costretto dalle varie vessazioni che subivo dai proprietari e dagli avvertimenti che mi arrivavo dalla Polizia Municipale ad andarmene dall’abitazione di via Respighi, in quanto a breve avrei subito uno sgomberato coatto. Trovandomi senza un tetto, fui accolto dal centro sociale Mezza Canaja che si prodigò per darmi la miglior accoglienza possibile, trovandomi anche un lavoro regolare come giardiniere, ma una settimana fa mi è scaduto il contratto.

Ho vissuto al Mezza Canaja per cinque mesi, senza rimanere però con le mani in mano, ritornando a dialogare con il Dirigente Mandolini e con gli assistenti sociali del Comune, cercando di ottenere un alloggio, magari anche emergenziale ma dignitoso. Purtroppo la mia situazione era ormai caduta nel dimenticatoio, neanche la mia lettera al Sindaco Luana Angeloni fece cambiare la situazione.

Altro striscione del mezza canaja sulla case occupatePertanto, dopo che con il mio comportamento da cittadino onesto e rispettoso della legge non riuscì a ottenere altro che la perdita della mia dignità e di un posto in cui vivere, decisi di occupare un appartamento della Curia sfitto da ormai dieci anni.

Ora la Curia e l’Amministrazione Comunale mi parlano di rispetto della legge ma con che coraggio? Dopo che ho denunciato una situazione di illegalità e che ho seguito tutto l’iter legale e burocratico che cosa ho ottenuto? Per entrambi sono forse un cittadino invisibile?
Chiedo nuovamente alla Curia e all’Amministrazione Comunale di aprire un tavolo di trattativa e il sottoscritto, allora, ritornerà alla legalità.

da Giuli Andres Felipe (occupante di una delle case in Via delle Caserme)

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