Pubblicato giovedì, 25 giugno 2015 07:49 - Letture Articolo 4839 - Condividi 
Le cronache del beccamorto povero
Come e Dove piangeremo i nostri defunti?
La morte si sa, arriva e se ne va, non lascia scampo, a tutte le età, a quelli che se l’aspettavano, per via dei molti anni sulle spalle, a chi è giovane e se l’aspetta, per via di una malattia che se ne andrà via, solo quando si esalerà l’ultimo respiro, a chi ha tutta la vita davanti e per via di un destino mallardo, arriverà per colpa di un incidente serio o banalissimo, lasciando i viventi, parenti amici, un gran vuoto, una cicatrice che forse guarirà, o si riaprirà molto spesso,
il mio compito e quello dei miei colleghi, è, e sarà sempre, assicurare a chi rimane, un degno saluto a chi ci ha lasciato, provate a non pensare per un attimo, al funerale in se, quando si chiude il feretro e si percorrono gli ultimi tragitti, che di norma vanno alla Chiesa e per finire al campo santo, provate a pensare a prima, a quando il vostro caro, che  chiamavate, sorella, fratello, mamma, papà, figlio o figlia, chiude gli occhi, a poco a poco, inizierete a pensare, che, alle vostre domande non risponderà più, la sua voce non udirete più, non sentirete più il suo abbraccio, ne farete pace dopo aver bisticciato, nelle feste, nei compleanni, esso non sarà più presente, vivrà solo dentro ognuno di voi, perché non potrete rivivere momenti felici con lui,

se non nei vostri ricordi, allora il mio compito e anche quello dei miei colleghi, in quei momenti, è di essere d’appoggio al familiare affranto, che diciamoci la verità, non sa niente di quello che sta accadendo intorno a lui, se non la certezza martellante che non rivedrà mai più una persona amata e allora si interviene, pensiamo a tutto noi, i fiori i documenti, il cofano funebre, i manifesti, lo si preparerà, laverà e vestirà, con il vestito che teneva per le feste, perché il funerale è l’unica festa di cui ognuno di noi sarà prima o poi protagonista e deve andare tutto bene, se ne farà uno solo, ecco perché ci siamo noi a far si che tutto vada per il meglio, per il rispetto di chi non c’è più e di chi lo piange, collaborando con gli uffici comunali per i documenti, con il custode del cimitero per una degna sepoltura e con l’obitorio dell’ospedale, se la persona ci lascia in quei maledetti reparti di sola andata, per prepararlo in modo da ricordarlo come fosse stato questa mattina o ieri sera, quando ancora era vivo tra di noi, ma se muore a casa o in una casa di riposo? Presto detto, chi non lo vuol lasciare nella propria abitazione, nella nostra città, può avere a disposizione, la camera mortuaria del cimitero, piccola per carità, ma sempre pulita e ben attrezzata, che con la minima spesa il nostro comune, la ha adottata di tutti gli allarmi, campanelli e aperture automatiche a distanza, oppure si può decidere di tenerlo dove se né andato, c’è solo una piccola differenza, bisogna aspettare una seconda visita, fatta da un medico necroscopo, che convaliderà la morte assoluta, all’ospedale non c’è bisogno, perché c’è un macchinario, che viene istallato nel corpo della salma, che convalida subito la morte, loro lo chiamano il tanatogramma, il medico, per questa visita ha per legge, il dovere di intervenire, dalla quindicesima alla trentesima ora, dall’ora dell’accertamento di morte, che di norma fa, o il medico di famiglia o il medico del 118, naturalmente fino ad oggi, la prassi era la stessa, si andava in abitazione, o nella casa di riposo, si preparava il tutto, come elencato prima e si aspettava questa visita, per poi fare i documenti, che sarebbero serviti poi a fare il funerale, da oggi non è più così,

poiché i dottori ben pensanti, hanno deciso che, per legge, se una persona muore a casa o in una casa di riposo, non si può più toccare fino a quando non sarà fatta la visita necroscopica, è una legge, è una legge vera, si deve fare così, lo ammetto anche io, però forse i dottori, non hanno ben pensato a quello che potrebbe succedere, proviamo adesso ad immaginare un attimo che qualcuno muoia in casa, lo si porta al cimitero e si aspetta il dottore, che potrebbe arrivare tra quindici ore o fra trenta ore, quindi, domani mattina o domani pomeriggio (se va bene), ci si abituerà, hanno detto, in altri comuni lo fanno da anni, è vero, si fa così, ma adesso proviamo a pensare che, ne muoia subito un altro o nello stesso momento, nostro Signore non ci chiama uno alla vota, l’aldilà non è un ente statale, dove si fanno le file ai banconi degli impiegati, andrà al cimitero anche lui, dove c’è solo un tavolino dove adagiare le salme, lo metteremo di fianco, sperando che tutte e due, nella loro vita, siano stati piccoli e a dieta, ma poi magari sarà uno di quei periodi, che tutti conosciamo bene, dove, ne moriranno altri due a casa e vorranno andare al cimitero, perché a casa non lo vogliono tenere, che sfiga direte voi, quante mai potrà succedere? Più di quanto pensiate, li accatasteremo, uno sopra l’altro, i medici necroscopi, dovranno fare un corso di speleologia, per muoversi tra quella montagna di defunti, in altri comuni lo fanno, ma prima di farlo, hanno ben pensato di non creare disagi, hanno fatto camere mortuarie più grandi, sia negli ospedali, sia nei cimiteri, hanno creato turni di visite necroscopiche, per esempio in qualcuno qui vicino, passa il medico, la mattina e alla sera, solo per rispetto, niente di più, noi non lo possiamo fare, non si può, noi cosa abbiamo?

Una piccola camera mortuaria in un cimitero di un comune di quasi cinquantamila abitanti e un obitorio all’ospedale, dove non si possono portare più le salme che muoiono a casa, perché gli stessi e i loro padroni che hanno deciso di non poter più toccarli, hanno pensato di non spendere pochi spiccioli per rimetterlo a norma, sono stato e sono tutt’ora ligio alle leggi ho combattuto tanto, perché altre infrazioni più grandi, vengano messe a norma, ma sono anche una persona di buon senso, che pensa, che le leggi si, vengano rispettate, ma prima bisogna organizzarsi per avere i mezzi in modo che vengano bene attuate per il rispetto di tutti, di NOI e VOI. Io mi sono stancato, se vi sentite male correte all’ospedale.

di Umberto Mantoni

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