Pubblicato martedì, 20 novembre 2007 13:18 - Letture Articolo 2768 - Condividi 
"Sacelit-Italcementi: nuove prospettive dopo il cambio di proprietà"
GSAIl cambio di proprietà dell’area Sacelit – Italcementi è giunto inatteso, almeno ai non addetti ai lavori. La vicenda, se da un lato pone degli interrogativi, dall’altro apre nuove aspettative che potrebbero permettere il configurarsi di più ampie ed ambiziose possibilità.
E’ su questo che vorremmo fare alcune riflessioni ed un appello alla Amministrazione Comunale, pur senza entrare nel merito della vicenda commerciale.
In primo luogo è opportuno ritornare a parlare di “qualità” dell’intervento. Lo Studio Preliminare dell’area contiene la previsione di una serie di indirizzi e vincoli che prefigurano un certo grado di qualità; ma questo non è sicuramente sufficiente a tranquillizzarci, visto che dal preliminare al progetto definitivo di strada ne corre. Anche l’affidamento del progetto a tecnici di fama internazionale ne era, allora, una garanzia.
Una qualità che dovrà esprimersi non solo nella progettazione dell’edificato. Grande importanza avrà la distribuzione degli spazi, in particolare di quelli pubblici, come la loro funzionalità in chiave di utilizzo collettivo.
In primo luogo è da evitare la frammentizzazione delle aree che il soggetto privato dovrà dare in cessione, specie di quelle destinate a verde pubblico. Se ben organizzate potrebbero assumere la consistenza di un prezioso parco urbano. Sicuramente non opportuna, dal punto di vista dell’interesse pubblico, risulterebbe la creazione di tanti frustoli poco utilizzabili ed ancor meno gestibili, come troppo spesso è accaduto in un passato anche recente.
Altro elemento non certo trascurabile sotto questo punto di vista sarà la destinazione d’uso di quanto si andrà a realizzare, sia privato sia pubblico. Tutti concordano che il nuovo comparto dovrà essere un quartiere moderno e vitale e non un dormitorio stagionale; ma alle enunciazioni bisogna far seguire una concreta veste progettuale.
La “Piazza sul Mare” ipotizzata dall’ex assessore Bertolini è senza dubbio uno di quegli elementi di qualità da tenere in debita considerazione e che condividiamo in pieno. Una piazza non marginale, ma centrale ed elemento di unione diretta fra la città ed il suo mare.

Altro capitolo rilevante è quello che riguarda le infrastrutture, in particolare la viabilità di accesso e a servizio del porto. Ripetiamo ancora una volta che, secondo noi, non è possibile scaricare i problemi di viabilità dell’area portuale a Cesano o a Cesanella, e quindi sul Lungomare Mameli, ma che gli stessi vanno risolti in loco.
Questo richiederà un coordinamento ed un processo di integrazione nella progettazione degli interventi tra il comparto Sacelit – Italcementi, l’ex Cantiere Navale e l’Area Portuale
Quello che serve è un accesso razionale e funzionale al nuovo quartiere ed al porto, che funga da collegamento fra la città ed il lungomare e ne soddisfi esigenze abitative, turistiche e di sicurezza.
Prima di ipotizzare accessi “straordinari” (per trasporti eccezionali, tanto per intenderci) riteniamo necessaria una riflessione approfondita e definitiva sul futuro del nostro porto, che per noi dovrà essere prevalentemente turistico, abbandonando velleità industriali poco conciliabili con la vocazione turistica di Senigallia, attività che potremmo lasciare ad altri senza troppi rimpianti.

L’inevitabile periodo di sospensione dovuto al cambio di proprietà, dovrebbe essere utilizzato anche per aprire quel confronto con la città di cui tante volte si è parlato, ma mai concretizzatosi.


Per Gruppo Società e Ambiente
il Comitato Direttivo

Commenti
vocazione turistica?
Scritto da Visitatore anonimo il 2007-11-21 09:30:09
tutto bene ma se continuiamo con la "vocazione turistica" continuiamo ad impoverire la città. con la vocazione turistica, si è data la possibilità di far arricchire chi ha soldi da investire, ed impoverire chi non ne ha. 
è un concetto semplice che tutti possono capire, senza ulteriori spiegazioni ma forse le spiegazioni si dovrebbero dare - e non posso farlo io - sul perchè non si è voluto affrontare il problema di poter conciliare il turismo al produttivo. 
noi poveri umani, mangiamo anche durante l'inverno. 
impoverimento significa, mano d'opera estiva a basso costo e tanti lavoratori in nero, sia durante la stagione che durante l'inverno, sopratutto gli operatori. 
quindi, chi ne guadagna da questa politica?

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Ultimo aggiornamento ( martedì, 20 novembre 2007 13:31 )
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