Sapevo che Romolo Augusto Schiavoni stava molto, molto male. Ma la notizia della sua morte mi ha colto ugualmente impreparato, perché l’immagine che avevo di lui era quella di una forza serena. Riassumeva, infatti, per me, nel contempo, l’idea della Resistenza e del rigore nel fare arte.
Di farla, senza concessioni alle negazioni e alle incomprensioni. La sua figura poi si legava, per me, con un’altra esperienza, quella della nascita del civico Museo comunale d’arte moderna, dove la figura di Romolo Augusto, nel panorama artistico senigalliese, era emersa come un punto di riferimento per la capacità di valutazione del panorama artistico della seconda metà del Novcento. Dunque un uomo ed un artista senza chiusure, senza provincialismi, capace di riconoscere il genio altrui e di difendere la propria autonomia. Insomma era una personalità senza piccolezze e senza gelosie. Conscio del suo valore e pronto a riconoscere il valore degli altri. Una mattina, qualche mese addietro, il prof. Romolo Augusto era venuto al Museo comunale d’Arte Moderna . Avevamo, come sempre, scambiato idee sui programmi dell’istituzione museale, mi aveva dato, come sempre, sensati consigli. Salutandomi, però, aveva fatto due cose che non aveva mai fatto prima: mi aveva abbracciato e si era sottratto ad un mio invito. Avrei dovuto capire, ma non avevo capito, che si trattava di un commiato. Ricordo che, salutando, aveva sceso senza incertezze la scalinata del Museo ed era uscito dalla cancellata senza voltarsi, come di solito faceva, per apprezzare con una visione frontale, la scultura del suo amico Alfio Castelli, un bronzo che gli piaceva tanto. Credo che la sua scomparsa ci lasci più soli in una battaglia culturale, che pure si deve portare a compimento, per la corretta valutazione complessiva della scultura del Novecento a Senigallia. Infatti se Senigallia sembra infine aver acquisito una coscienza del patrimonio culturale che il Musinf conserva nel settore della fotografia, attraverso le raccolte civiche di Cavalli, Giacomelli e del Gruppo Misa, non altrettanto si può dire circa la coscienza sul valore degli scultori senigalliesi del Novecento, le cui opere sono state raccolte e catalogate dal Musinf, ma per le quali risulta determinante il fatto che non si sia ancora riusciti a trovare spazi per l’esposizione in permanenza. Neppure quelli desolatamente vuoti, da decenni, della Rocca Roveresca.
Carlo Emanuele Bugatti Direttore del Museo comunale d’arte moderna
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