Cara Tamara,
credevo di poter dare di persona l’ultimo saluto ad Emeric, ma le circostanze me lo impediscono.
Domani sarò lontano. Con lui ho perduto l’esempio incarnato di una civiltà che ormai ci manca da troppo.
Non potrò mai dimenticarlo. Avrò sempre viva la sua modestia, la sua capacità di rispetto per gli altri e per la vita di ogni creatura, pari soltanto alla sua creatività davvero geniale. Conoscevo di lui alcune opere, come sai, ma c’è un quadro che tengo sempre davanti ai miei occhi nel mio studio, mentre lavoro: è di una visionarietà angelica e misteriosa, inquietante e metafisica.
Vi intravedo una Corinaldo come mai nessun altro occhio d’artista ha saputo vederlo. Solo chi veniva da lontano come lui poteva donarci un sogno come questo ed obbligarci – noi corinaldesi incalliti – a rivedere tutto il nostro mondo con l’occhio finalmente libero da ogni assuefazione. Per me quel dipinto è una restituzione quotidiana all’esame di me stesso e dell’umanità, alla necessità di continuare a vivere….
Cara Tamara, per te la perdita è immensa come per nessun altro al mondo.
Sono vicino al tuo cuore di donna e di poeta. Ti incoraggio, per quanto possibile, a proseguire nel cammino nella certezza della compagnia, che non può morire, dell’umanità e dell’arte di cui Emeric ti ha fatto privilegiata depositaria.
Abbi tutto il sincero cordoglio mio e di Paola
Fabio

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